Smart working e soft skill

Il lavoratore smart, adatta le proprie competenze personali al contesto. E le aziende adattano le loro ricerche all'evoluzione delle competenze.

Scritto da Elena Tosatto il 23 Marzo 2022 @ 10:00 - Curiosità

Lo smart working è così utilizzato, che ha influenzato le soft skill del personale, come quelle richieste in fase di colloquio.

Soft skill, un bagaglio personale

Oggi vediamo quali competenze vengono normalmente valutate, quali sono importanti oggi in pandemia, e quali diventeranno quelle più ricercate.

Nella fase del colloquio, oltre alle competenze tecniche (le cosiddette “hard skills”) vengono sempre valutate le competenze personali, relazionali ed attitudinali. Ossia le “soft skill”. Per qualunque ruolo si voglia svolgere.

Le soft skill sono competenze trasversali, utili per ogni mansione. Nella ricerca di una persona adatta a svolgere una data mansione, si valuteranno infatti anche le componenti che riguardano l’organizzazione, la comunicazione e la relazione interpersonale. Sono competenze non misurabili, ma che possono essere chiarite già a partire dal colloquio.

Soft skill: qualche esempio

Tanti i fattori emotivi che vengono valutati, in generale. La crescita personale passa dall’empatia, ossia la capacità di comprendere come si sta sentendo l’altra persona. Dunque dalla buona capacità di adattare le proprie emozioni in funzione del contesto. Il giusto equilibrio è la capacità di saper gestire le proprie emozioni, correntemente al contesto. Fondamentale è ascoltare, l’altra persona. Saper ascoltare richiede una buona dose di concentrazione, assimilazione e comprensione.

Smart working e soft skill: quali le più ricercate oggi

Le competenze non tecniche, più ricercate, soprattutto per lavori in smart working, sono flessibilità e affidabilità. La prima, perché il candidato deve essere flessibile nello spazio di lavoro e nel tempo ad esso dedicato. Affidabile, perché lavorando da remoto, deve essere in grado di portare avanti gli obiettivi prefissati senza alcun supervisore presente.

Ma richiesti sono anche la capacità di saper lavorare in team, di collaborare, di problem solving, dunque della gestione dei carichi di lavoro (e stress) e di saper ben gestire la relazione vita-lavoro.

Figlia di questi tempi, è la “learning agility” ossia la capacità di sapersi adattare al mutamento delle situazioni. In un periodo così incerto come quello attuale, è importante, nella valutazione delle soft skill, andare a capire come l’individuo si ponga, in tali situazioni. Ossia se abbia buone capacità, vista l’alta probabilità che possa succedere, di essere ricollocato, a svolgere più o differenti funzioni. Si tratta di un lavoro reciproco, di una sfida anche per le aziende, che devono saper mettere i dipendenti nelle condizioni favorevoli per esprimere le loro capacità.

La learning agility ha avuto la conseguenza di portare all’interno delle aziende figure che non si pensava di avere e per le quali dunque non è più necessaria la selezione. E anche di questo le aziende dovrebbero tenere conto, attraverso una analisi delle competenze già presenti. Il candidato, potrebbe non essere da ricercare, ma essere già dentro l’azienda.

Evoluzione delle competenze richieste

Nei prossimi anni, le competenze richieste a dipendenti e collaboratori, dovranno sempre più vertere su sostenibilità e digitalizzazione.

In particolare, esperti di green saranno sempre più richiesti nel settore edile e di riqualificazione abitativa. Come ingegneri (civili, elettronici, chimici). Ma saranno competenze sempre più richieste in maniera trasversale a tutti i profili. Ad esempio? Anche cuochi e chef dovranno avere a cuore l’ecosostenibilità.

Le competenze digitali saranno sempre più richieste per professioni ICT, analisti, progettisti, ingegneri, disegnatori. Ma anche queste saranno fondamentali in tutti gli ambiti, dal professore (vedi didattica a distanza) all’addetto alla contabilità.

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