Risorse umane: quanto conta il welfare?
Anche la selezione del personale sta subendo l’influenza del lavoro agile.
Il concetto del welfare in azienda è sempre più preso in considerazione. Tanto che anche le risorse umane ne devono tenere conto nella selezione del personale. I datori di lavoro, in un mercato sempre più competitivo, devono prendere in considerazione il benessere del dipendente. Indipendentemente dal tipo di beneficio che l’azienda scelga di fornire al dipendente, dovrebbe tenere in considerazione le motivazioni dei singoli impiegati. Questi devono infatti sentirsi più coinvolti e considerati.
Si tratta di un “do ut des”, una sorta di tacito accordo tra datore e impiegato. Da una parte, il dipendente, nel sentirsi tenuto in considerazione, deve avere le motivazioni per rimanere ed impegnarsi nella collettività, e deve essere fornito delle chiavi per la crescita professionale. Dall’altra, il datore ne deve guadagnare in termini di produttività e di ore di lavoro, in quanto responsabili principali dell’assenteismo risultano essere stress e infelicità sul posto di lavoro.
Le aziende alla ricerca dei talenti
Il ricorso da parte di un sempre maggior numero di imprese allo smart working, spinge queste ultime ad essere sempre più competitive. Essere in grado di trasformare il modo in cui i dipendenti lavorano, per le aziende significa essere più competitive e riuscire ad attirare sempre maggiori talenti, con lo scopo di massimizzare la produttività. Dunque sta alla selezione del personale riuscire ad interpretare i segnali tra domanda ed offerta.
Le risorse umane sono sempre più consapevoli della rivoluzione che è in corso, e di ciò che è necessario per adeguarvisi. Le aziende, dati alla mano, non solo si appoggiano sempre più alle HR ma investono nella loro formazione, perché sempre più importante per le imprese è l’acquisizione di talenti.
Che cosa viene ricercato?
Cambiano non solo le figure professionali ricercate, ma anche le skills ricercate. Non più compartimentazione delle competenze, o meglio, non solo una specializzazione nel settore ricercato, ma anche capacità adattative al contesto. Così, i professionisti delle tecnologie digitali dovranno essere anche dotati di capacità di business. Per contro, in professioni invece non strettamente tecnologiche, saranno richieste anche competenze digitali.
In questa ottica, tutti i ruoli professionali devono essere protagonisti del cambiamento. Ossia, anche chi un lavoro già ce l’ha, dovrebbe avere la capacità sì di mantenere le caratteristiche tecniche che lo contraddistinguono in quel ruolo, ma anche di adattarsi al cambiamento aumentando le proprie competenze digitali. Ad esempio: a disegnatori industriali, come a statistici, matematici e dirigenti HR, è sempre più richiesto oggi che posseggano anche competenze digitali.
In questo mondo del lavoro in continua evoluzione, le risorse umane incontrano spesso la difficoltà di dover cercare talenti, tra figure professionali che non sono ancora diffuse nel mercato del lavoro. La capacità sta sia nel singolo sia nelle risorse umane: il primo deve saper riqualificare e valorizzare le proprie capacità e le seconde, devono essere in grado di individuarle.
L’importanza della formazione
Le risorse devono essere formate costantemente e velocemente, sulle esigenze aziendali e dunque devono essere in grado di riconoscere i talenti. I dipendenti dovrebbero essere costantemente formati ed aggiornati, dal lato digitale. Coloro che sono alla ricerca di una occupazione, dovrebbero essere preparati. Come? Dovrebbe essere molto più marcata la collaborazione tra imprese, università e scuole, per poter formare giovani in grado di sviluppare le competenze necessarie e richieste.
La formazione digitale è solo in parte fornita dalla scuola; è l’azienda che dovrà formarlo sulle tecnologie specifiche utilizzate al proprio interno. Spesso manca una visione d’insieme, oppure manca l’investimento nella formazione.
Le nuove figure professionali nate con lo smart working
Con i cambiamenti in corso, quali sono le figure più ricercate? Vengono sempre più ricercati professionisti come data scientist, esperti in cloud ed in IT Security o Network Security, analisti in business intelligence e big data, esperti in social media marketing. Tra le competenze maggiormente richieste, spiccano quelle legate al cloud, al calcolo distribuito, all’analisi statistica e dei data mining, all’architettura web; queste vengono apprezzate se associate anche a soft skill come capacità di leadership, comunicazione, team management e collaborazione.
Inoltre, si assiste alla nascita di nuove figure professionali, come il personal digital assistant, che ha il ruolo di guidare il lavoratore in questa fase di riorganizzazione, in modo che scelga in maniera consapevole il luogo dove lavorare, che sia il migliore per se stesso e per la sua produttività.
_Elena