Coworking e musica, lo spazio “verticale”

Il segreto del coworking?

Scritto da Elena Tosatto il 13 Maggio 2016 @ 10:37 - Curiosità

Coworking e musica possono viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda?

Quale segreto nasconde il coworking? Quale ingrediente gli permette di avere successo? L’arma vincente è la sua versatilità, le sue logiche sono applicabili a tutto. Ne dà prova l’amicizia inedita nata tra coworking e musica, un’intesa sulla quale nessuno prima d’ora aveva puntato.

uomo suona la chitarra

L’incontro avviene a Milano nel 2013, quando Andrea Dolcino, dopo aver lasciato il lavoro in un’importante azienda di applicazioni per smartphone, decide di creare un prodotto esclusivo riservato unicamente alla produzione musicale. Viene alla luce IndieHub: un contenitore culturale di progetti dedicato all’arte dei suoni, che unisce uno spazio di coworking ad uno studio di registrazione.

A differenza di 599 europa, che ospita coworkers di settori diversi, IndieHub è un coworking verticale, in esso infatti hanno accesso solo alcune categorie professionali legate fra loro dall’interesse comune per la musica. Ci lavorano musicisti, editori, grafici, web designer che pur mantenendo sempre la propria autonomia possono insieme lavorare a progetti comuni. Dopo tre anni i risultati sono tanti: con dischi jazz, album rock, è punto di riferimento a Milano per le nuove produzioni musicali. IndieHub è una scommessa vinta.

Ma ci sono altri casi in Italia di coworking verticali, dedicati alla musica. Dove non solo vengono condivisi gli spazi, ma anche gli interessi degli utilizzatori. Ne è un esempio Bliss coworking, proprio a Torino. Ha sale dotate di green screen per riprese audio e video, e pareti insonorizzate. Al “normale” concetto di coworking, dunque di condivisione di uno spazio, pensa anche ad accontentare categorie specifiche di professionisti.

_Serena

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