Pendolarismo: il viaggio verso il luogo di lavoro

I lavoratori viaggiatori e gli smart workers

Scritto da Elena Tosatto il 18 Luglio 2018 @ 13:28 - Curiosità

La destinazione del viaggio lavorativo

Molti lavoratori per giungere sul luogo di lavoro, devono viaggiare, ossia fare quello che in gergo è chiamato pendolarismo. Al di là dei casi estremi di chi per lavoro deve muoversi da una meta ad un’altra (ad esempio hostess e steward), solitamente l’obiettivo di chi viaggia per lavoro è raggiungere una destinazione. Questa può essere l’azienda di riferimento oppure un cliente, dove presentare un prodotto o effettuare un sopralluogo. Per farlo, i tempi possono variare estremamente. Vi sono casi in cui la meta è ad esempio una piattaforma, e il lavoratore è costretto a stare lontano da casa anche per diversi mesi all’anno. Oppure, il lavoratore può stare nella meta designata solo per qualche giorno al mese. Ancora, il pendolare “costante” è colui che indipendentemente dal mezzo di trasporto, compie lo spostamento in giornata, più o meno distante, per tutto il mese lavorativo.

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Come si raggiunge il posto di lavoro?

Sono molti i modi in cui si raggiunge il posto di lavoro. A piedi, in bicicletta, in auto, in treno, in battello o nave, in bus, in aereo. Normalmente, in funzione della distanza e della disponibilità dei mezzi. Il lavoratore può essere dotato di auto aziendale, oppure di auto propria percependo rimborso chilometrico. Il viaggio può avvenire in maniera solitaria oppure condivisa, con colleghi o sconosciuti. È il caso di pullman aziendali che “raccolgono” i lavoratori ai caselli autostradali, oppure dei viaggiatori che condividono il posto auto.

Anche gli stessi mezzi pubblici possono variare: ad esempio, a Milano tra i mezzi più utilizzati vi è la metropolitana; a Venezia, il battello.

Pendolarismo: i passatempi di chi viaggia per lavoro

Il passatempo più classico del viaggio in auto è la radio, strumento utilizzato anche da chi viaggia in treno, aereo o taxi. Se non è la radio è la musica di proprio gusto, tramite cuffie e app dedicate. Un buon metodo per passare il tempo è leggere un libro, meglio se di piacere, ma può anche essere argomento di approfondimento lavorativo. C’è chi viaggia non “sprecando” il proprio tempo, ma lavorando sul laptop, comunque, grazie alla connessione wifi ed alla presa di corrente. Altri passano il tempo aggiornandosi sulle news tramite il buon vecchio giornale cartaceo o abbonamento all’app. Qualcuno gioca, tramite videogiochi da scaricare sul telefono. Alcuni semplicemente chiacchierano col vicino, conosciuto o meno.

Lo stress da pendolarismo

La recente ricerca del Journal of Occupational and Environmental Medicine, ha evidenziato che le ore di viaggio verso il luogo di lavoro hanno un impatto sulla salute, anche mentale, dei lavoratori. Chi viaggia per circa 20 notti al mese, ha più probabilità di sviluppare disturbi (quali dipendenza da fumo o da alcool, cattiva qualità del sonno, depressione, sedentarietà, ansia), rispetto a chi per lavoro viaggia da una a sei notti in un mese.

Sebbene in maniera proporzionata, anche il pendolare giornaliero subisce una forma di stress. Uno studio dell’Office for National Statistics ha evidenziato infatti che i pendolari costretti a lunghi viaggi per raggiungere la sede di lavoro, sono più probabilmente insoddisfatti e ansiosi di coloro che non viaggiano, anche se ricevono stipendi più alti.

In cerca della sedentarietà

Qualcuno invece, non viaggia affatto: sono i lavoratori da casa e gli smart workers. I primi hanno deciso di dedicare una stanza della propria abitazione a studio. I secondi hanno deciso di interrompere il ritmo frenetico casa-ufficio almeno per qualche giorno al mese. A volte, gli smart workers comunque fanno pendolarismo, ma verso un luogo più comodo alle loro esigenze (è il caso dei lavoratori agili che si appoggiano a spazi di coworking).

In Svizzera, per ridurre il pendolarismo, la cooperativa Village Office ha creato una rete di uffici condivisi, portando il coworking nelle città più piccole del Paese. Il progetto non è dedicato ai cosiddetti nomadi digitali (freelance e indipendenti), ma agli impiegati d’ufficio, il costo infatti è a carico del datore di lavoro. Questo, per ridurre in viaggio di lavoro dei dipendenti (e dunque tutti i problemi derivanti) a solo 15 minuti da casa.

_Elena

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